Come usare la farina di farro
Il farro è un cereale appartenente alla famiglia delle Graminacee, particolarmente adatto a sopravvivere in terreni poveri e in condizioni di clima rigido. Si tratta anche di uno dei cerali più antichi della storia dell’umanità, le prime testimonianze di coltivazione e utilizzo del farro risalgono infatti al 10000 a.C.
Nonostante il farro sia uno dei cereali più antichi coltivati dall’uomo, nel tempo esso è stato affiancato, e forse anche superato, da altre tipologie di frumento, che si sono dimostrate più redditizie. Negli ultimi anni però la farina di farro è tornata alla ribalta, rivalutata nuovamente per le sue proprietà nutrizionali.
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La farina di farro è una farina senza glutine?
Rispetto alla classica farina di frumento, quella di farro ha un più elevato contenuto di fibre, carboidrati, proteine, risulta più digeribile ed ha un più alto potere saziante. Inoltre essa si caratterizza per un minor apporto calorico e un minor quantitativo di glutine. Quest’ultimo fattore la rende particolarmente indicata per tutti coloro che vogliono ridurre l’assunzione di glutine nella propria dieta, senza però eliminarlo del tutto. È infatti importante sottolineare che essa non è priva di glutine quindi non è adatta ai celiaci.
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La farina di farro è adatta ai lievitati?
Come detto, la farina di fatto ha un ridotto contenuto di glutine, è infatti una farina molto debole, il che la rende forse poco adatta alla preparazioni di prodotti che invece “bramano” glutine, come ad esempio i lievitati. Eppure, se a primo impatto si può pensare magari di dimezzarla con una farina di frumento a più alto contenuto di glutine, l’esperienza sarà in grado di dare la possibilità di realizzare anche prodotti da forno con sola farina di farro. Ovviamente nella panificazione occorre tenere presenta che essa avendo un basso contenuto di glutine ha anche un ridotto potere legante. Non si otterranno quindi i classici impasti elastici che siamo abituati a vedere con una farina forte.
Quale farina di farro scegliere?
Le tipologie di farro esistenti sono tre e sono conosciute come farro piccolo (o monococco), farro medio (o dicocco) e farro lungo (o spelta). Il farro monococco è quello che ha un minor apporto di glutine ed è maggiormente indicato per la preparazione dei dolci. Il farro dicocco è quello che solitamente viene venduto anche in chicchi, ed è più adatto alla preparazione di pasta fatta in casa e prodotti da forno, come pane, pizza, grissini, ecc. Il farro spelta (meno diffuso, almeno in Italia) può andar bene sia per il pane che per i dolci.
A prescindere dalla particolare tipologia di farro scelta, come sempre sarebbero da preferire i prodotti integrali, sia la farina che i chicchi. In questo caso si può ottenere il massimo dei benefici del prodotto consumato.
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Come utilizzare la farina di farro?
Una delle caratteristiche principali della farina di farro è il suo alto potere di assorbire liquidi. Per questo motivo, quando si decide di utilizzarla in sostituzione di una classica farina di frumento, occorre sempre dosare con moderazione i liquidi, valutando l’effettivo assorbimento, che come detto potrebbe essere superiore, soprattutto se poi la sostituzione della farina è totale. L’ideale comunque è scegliere ricette che nascono direttamente per essere realizzate con questo ingrediente, in questo modo il risultato è garantito e non sarà necessario procedere per tentativi.
Dove posso comprare la farina di farro?
La farina di farro, bianca o integrale, è ormai diffusa in tutti i supermercati nel reparto “farine”. La troverete quindi facilmente negli scaffali del vostro supermercato, soprattutto se questo è abbastanza fornito. Ma se doveste avere difficoltà, potrete rivolgervi ad un negozio di prodotti biologici o on-line.
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Come si conserva la farina di farro?
La farina di farro si conserva in dispensa, proprio come fareste per le altre tipologie di farina. L’importante è mantenerla al riparo da fonti di calore e dall’umidità. Se acquistate una farina di farro biologica, naturalmente, essa avrà una scadenza più ravvicinata, proprio per l’assenza di un trattamento di conservazione.
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